Mese: <span>Gennaio 2022</span>

  • Il Passito di Pantelleria un vino leggermente liquoroso, dolce e aromatico..

    Circondata da un’aura quasi magica, ancestrale, la produzione del Passito nell’isola si fa risalire a oltre duemila anni fa, quando nel 200 a.C. il generale cartaginese Magone descriveva la produzione della forma primitiva dell’oro di Pantelleria.


    Il suo segreto è racchiuso in 82 chilometri quadrati, la grandezza dell’isola di Pantelleria, un fazzoletto di terra sospeso nel Mar Mediterraneo, tra la Sicilia e la costa dell’Africa. Nel 2014, l’Unesco ha riconosciuto la Vite ad Alberello di Pantelleria tra i Beni immateriali dell’umanità.

    Il paesaggio di Pantelleria è profondamente modellato dalla coltivazione della vite e l’uomo qui ha saputo integrare natura e prodotto. Il tipo di coltura è unico e si chiama ad “alberello basso”: le piantine sono in una conca, una sorta di grande buca nel terreno, sotto il livello del mare per proteggerle dallo scirocco che soffia sull’isola, dalla salsedine e trattenere l’umidità. Per tutti questi motivi, la viticoltura qui si è meritata l’aggettivo di eroica. Ogni passaggio avviene a mano perché i terrazzamenti sono spesso scoscesi e il lavoro è tre volte superiore rispetto a quello richiesto da un vigneto su terraferma. Un gioiello incastonato nelle acque del Mar Mediterraneo tra la Sicilia e le coste della Tunisia, Pantelleria è un’isola meravigliosa che saprà conquistarvi con le sue bellezze naturali e le sue atmosfere suggestive e portatrici di una affascinante cultura arabeggiante. Conosciuta anche come la Perla Nera del Mediterraneo per le colate laviche che caratterizzano il paesaggio: l’isola di Pantelleria è infatti di origine vulcanica, sebbene oggigiorno i fenomeni vulcanici sono ridotti a acque calde e soffioni di vapore, e l’ultima eruzione risalga al XIX secolo.
    l disciplinare per la produzione del Passito di Pantelleria è molto rigido: prevede infatti che tutte le fasi, dalla vigna fino all’imbottigliamento, avvengano sull’isola. Le uve sono esclusivamente della varietà Zibibbo e parte dei grappoli vengono lasciati appassire sulla pianta oppure, dopo la raccolta, posti a essiccare nello “stinnituri” per una ventina di giorni, fino a quando il peso dell’uva, si riduce al 60% . E’ proprio questo passaggio che ha dato origine al nome del vino. Uno dei principali produttori di è sicuramente Pellegrino: per la produzione del Passito di Pantelleria si utilizzano esclusivamente uve della varietà Zibibbo. La vendemmia, a settembre trova la terra arida e la produzione è scarsa: solo un chilo e mezzo per pianta, per una produzione massima consentita di 10 quintali per ettaro. La produzione media è di 70-120 quintali per ettaro. Ecco perchè “eroica”. Il suo affinamento dura diversi mesi, fino all’estate seguente. Il Passito di Pantelleria, per legge, non può essere immesso al consumo prima del 1° luglio dell’anno successivo alla raccolta delle uve.

    Ha un bel colore giallo dorato dai riflessi ambrati, con un profumo fruttato ed aromatico che ricorda i fichi secchi e la frutta matura, arancia candita, dattero, miele, uva passa e mirto e non manca un senso di lieve piccantezza. Al palato è cremoso, imperlato dalla fine dolcezza della confettura e del miele, e rinfrescato dalla nota agrumata. Il modo migliore per gustarlo è freddo, alla temperatura di 10-12°C. Il Passito di Pantelleria è un vino leggermente liquoroso, dolce e aromatico, eccellente con la piccola pasticceria e biscottini a base di pasta di mandorle e con torte e crostate, così come con la grande pasticceria siciliana. Contrasta piacevolmente con dolci a base di confetture acidule come ribes, frutti di bosco o marmellate di agrumi. Ama i formaggi erborinati o piccanti : un grande vino da ‘meditazione’ e da sorseggiare.

  • “Caudium” Benevento Aglianico IGT Masseria Frattasi 2020

    Un pezzo di storia campana, risalente al lontano 1576, è quello della Masseria Frattasi. Siamo ai piedi del monte Taburno, a Montesarchio, in provincia di Benevento per l’esattezza: è qui dove attorno a quella che è l’imponente masseria settecentesca costruita in pietra calcarea bianca, si snodano i filari principalmente di falanghina e aglianico, ma anche di coda di volpe, greco e fiano, e infine di cabernet sauvignon se si considerano le varietà internazionali. Coltivati ad altitudini variabili, che partono dai 380 metri sul livello del mare fino ad arrivare ai quasi ai mille metri, i vigneti di proprietà aziendale coprono attualmente una superficie di circa venti ettari, e sono condotti secondo le norme dell’agricoltura biodinamica, per cui ogni pratica è totalmente sostenibile e a basso impatto ambientale. In una zona altamente vocata alla viticoltura, dove i venti freddi provenienti dalle montagne si uniscono alle brezze marine che soffiano dal Tirreno, ancora si possono trovare piante allevate con il sistema degli etruschi, che usavano gli alberi come tutori per le viti. Da sempre di proprietà della famiglia Cecere Clemente, con Beniamino e Pasquale che reggono oggi le redini aziendali, è in questo contesto che da quasi cinque secoli opera ininterrottamente la Masseria Frattasi. In cantina, potendo usufruire di locali che superano i mille metri quadrati, si incontrano le più moderne tecnologie enologiche, sempre applicate nel massimo rispetto di quelle che sono le più antiche tradizioni territoriali.

    Con circa 180mila bottiglie prodotte annualmente, partendo da vini come il “Kapnios” e il “Caudium”, fino ad arrivare allo “Iovi Tonant” e al “Donnalaura”, passando per gli Spumanti e per i Passiti, è indiscutibile quello che è il grande merito della cantina “Masseria Frattasi”, che ha avuto la caparbietà di valorizzare e promuovere i vitigni e i vini del territorio, tutti frutto di quello che è il più profondo legame che l’uomo possa instaurare con le proprie terre natie e con le proprie origini.

    Caudium era la capitale del Sannio, con un santuario che occupa ancora l’attuale acropoli fortificata con un castello dai longobardi. La coltivazione della vite risale al periodo cretese, circa 3500 anni fa. I terreni sono vari, calcare e marmi, arenaria e marne, argilla e materiali lapidei. L’aglianico è il più antico vitigno del mondo greco, il rosso per eccellenza, usato per i migliori vini greco-romani. Il Beneventano Aglianico IGT Caudium ha origine da una vendemmia eseguita solo ed esclusivamente a mano, nella prima decade del mese di novembre. Dopo la raccolta l’uva viene trasferita in cantina, dove subisce un meticoloso processo di macerazione; successivamente il vino matura per alcuni mesi in barrique di rovere francese, trascorsi i quali viene imbottigliato. Prima di essere immesso in commercio matura ancora in vetro per qualche mese. Il prodotto finito è un rosso polposo, corposo, sapido e consistente. Un’etichetta avvolgente che emerge per la sua lunga persistenza. Vino già pronto, con note giovanili in evidenza, che può evolversi e migliorare nel tempo, in cantina.


    Colore rosso rubino carico, il suo profumo è intenso e si esprime con sentori di more selvatiche, mirtilli e confettura di prugne rosse. Al palato è di buon corpo, denso e avvolgente e Persistente. Ottimo in abbinamento ad arrosti e grigliate di carne rossa, si sposa bene anche con selvaggina e primi piatti al ragù. Pronto per essere degustato subito proponendo una impressionante finezza aromatica e può evolvere bene se conservato correttamente in cantina. https://www.winezz.it/prodotto/masseria-frattasi-caudium-aglianico-beneventano-igp-2020/

  • L’Olio Extravergine DOP del Cilento: orgoglio della Campania.

    L’Olio del Cilento è uno dei prodotti tipici cilentani più apprezzati. Le sue origini risalgono alla Magna Grecia, e la sue peculiarità lo rendono particolarmente ricercato; ha origine con l’insediamento dei Focei nell’antica Elea, l’attuale Velia. I Focei erano dei coloni greci e le prime testimonianze archeobotaniche fanno risalire la presenza delle piante di oliva nel Cilento già a partire dal IV secolo a.c.. Furono loro, infatti, a introdurre la Pisciottana, forse la più antica varietà di olivo del Cilento. La Pisciottana, oltre ad essere la più antica del Cilento, è la varietà d’ulivo più grande conosciuta ad oggi. I suoi esemplari hanno dei fusti molto larghi e sono presenti diverse piante millenarie nel Cilento. La Pisciottana è una pianta che resiste molto bene ai venti salmastri del Cilento ed è molto produttiva anche in un territorio soleggiato come il Cilento, clima che conferisce all’olio cilentano le sue tipiche peculiarità.

    Per essere certificato DOP l’olio del Cilento deve superare una serie di esami molto stringenti. L’olio DOP del Cilento, per essere considerato tale deve essere prodotto per 85% da una o più delle seguenti varietà: Pisciottana, Salella, Leccino, Rotondella, Ogliarella e Frantoio. L’altro 15% deve essere comunque di specie autoctone. A livello agronomico, particolare cura è posta durante le fasi della raccolta, del trasporto e della conservazione delle olive. Per essere ammesse alla produzione di olio DOP le olive devono essere raccolte rigorosamente a mano; è autorizzato l’ausilio di mezzi agevolatori meccanici, come scuotitori e pettini vibranti; le reti sono ammesse esclusivamente per agevolare le operazioni di raccolta, che deve essere effettuata entro il 31 dicembre di ogni anno. La produzione massima di olive ad ettaro è di 110 quintali, mentre la resa in olio massima è del 22%. Le olive vanno molite entro 48 ore dalla raccolta.

    Si presenta giallo paglierino, tendente al verde, ed è possibile trovarlo sia limpido che velato. All’esame olfattivo ha un leggero sentore di fruttato e il gusto è tenue e delicato, ricorda l’oliva fresca. L’Olio cilentano è tendenzialmente dolce e presenta solo percettibili note amare e piccanti: deve avere un’acidità inferiore al valore di 0,70%. L’olio può essere utilizzato su piatti consistenti, come i tipici piatti cilentani, sui legumi, ad esempio nella lagane e ceci. In generale è ottimo per condire anche le insalate, ma io lo amo sul pane tostato nel camino a legna, un’esperienza unica. La notevole presenza di note aromatiche fa prediligere l’uso di quest’olio su piatti di una certa consistenza, tipici dell’area di origine, come grigliate di pesce, insalate selvatiche, verdure bollite, legumi e primi piatti in genere. L’olio “Cilento” DOP è il frutto dell’armonizzazione delle più moderne tecnologie di lavorazione con una tradizione millenaria.

    La Tenuta Cobellis produce nel proprio frantoio aziendale mediamente 500 quintali all’anno di “Rùine”, Olio Extravergine d’oliva Cilento Dop la cui alta qualità e le sue straordinarie caratteristiche si devono essenzialmente all’incontaminata natura del luogo: ricchissimo di antiossidanti, dovuti alla perfetta integrazione degli ulivi con l’ambiente collinare del parco, conserva sia i caldi sapori solari che gli intensi profumi della verdissima biodiversità locale. Dopo la frangitura a freddo eseguita con le più moderne tecniche d’estrazione, si presenta color giallo paglierino con buona vivacità e intensità, al palato rivela un gusto tenue e delicato d’oliva fresca e dolce con piacevoli note appena percettibili d’amaro piccante. Il suo gusto e il suo profumo si esaltano nella cucina fredda e si intensificano gradevolmente a caldo nelle zuppe, soprattutto a base di legumi. Tenuta Cobellis Olio Extravergine di Oliva Cilento DOP 100% Italiano 75cl – Winezz: Enoteca On Line | I migliori vini del Sud