Mese: <span>Giugno 2021</span>

  • “Il Greco” di Maddaloni della nobilissima famiglia Tixon de Vidaurres

    Il più grande produttore vinicolo del Greco di Maddaloni è la nobilissima famiglia Tixon, originaria della Spagna, dove già mille anni fa erano tra gli hidalgos, cavalieri di Calatrava e di San Giacomo. Tra i baroni Tixon don Bartolomeo nel  1606 fu insignito del titolo di conte del Rio, nell’anno, il cui figlio, e il figlio don Pietro Antonio per matrimonio con Anna Vidaurres d’Orduna, divenne per maritalis successio duca di Orduna. Estintasi la prima linea,  il ramo ducale continuò con la linea secondogenita dei Tixon con don Leonardo I Tixon nato in Sicilia, al seguito del padre uffiziale spagnolo al seguito di re Carlo di Borbone nel 1734, che riunì i titoli nobiliari di Tixon y Vidaurres e d’Orduna. Don Leonardo Tixon duca si distinse al seguito dell’esercito borbonico e salì fino ai gradi di tenente generale e poi generale di corpo d’armata napoletana. Sposo  di donna Clotilde Capone, sorella del magistrato Gaspare, proprietario di Palazzo Venezia in Napoli. la storica magione passò per eredità al figlio don Leonardo II insieme con i beni dell’alto casertano e ai vasti possedimenti a Maddaloni, le cave e i vigneti di Chiosco Galasso e della collina di Grado, nonché il castello avito. I Tixon riorganizzarono e migliorarono l’antica produzione del famoso vino greco di Maddaloni, nelle due qualità bianche di Greco di Grado e di  Chiosco Galasso. Leonardo II Tixon fu maggiore di artiglieria di complemento nella guerra ’15-’18, Commendatore dell’Ordine Equestre Corona d’Italia, Cavaliere di San Maurizio e San Lazzaro, e dell’Ordine Militare dei Savoia, divenne fedele seguace del primo ministro Mussolini. Venne decorato per le sue riforme agrarie in Maddaloni e nell’alto casertano e si guadagnò la Stella d’Argento al Merito Rurale e il cavalierato del Lavoro. Il suo erede duca don Alberto fu confratello e primo governatore in Napoli della Real Arciconfraternita dei nobili spagnoli. Anche don Alberto apportò migliorie alle vigne delle sue cave tufacee, incrementandone la raccolta di uva. L’azienda agricola Tixon,  legata alla famiglia attraverso l’avo Capone sin dai tempi dei Borbone, negli ultimo 70  anni ha incrementato la produzione del vino bianco Greco di Maddaloni o di Grado. La produzione di questo eccellente e storico nettare è però limitata:  grazie alla famiglia su un ettaro scarso è stata ripresa la coltivazione di questa antica varietà eccellente dalla quale si produce un vino che differisce nettamente dagli altri Greco campani. ll vino che nasce dall’uva Greco di Maddaloni grazie all’amore della grande famiglia Tixon ancora illumina con il suo colore giallo-verdognolo, inebria con il suo profumo gradevole e delicato seppur di carattere, armonizza tutt’e cinque sensi, una vera delizia. Antica Tenuta dei Duchi tixon De Vidaurres “Il Greco” Campania IGT 2019 Caserta

  • Asprinio d’Aversa e le sue viti ‘maritate’

    La vendemmia degli ‘Uomini Ragno’

    Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola – Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno in provincia di Caserta e Giugliano, Qualiano e Sant’Antimo in provincia di Napoli: sono i 22 comuni I comuni vocati per la coltivazione dove è possibile produrre l’Asprinio d’Aversa,- rientranti nel disciplinare di produzione della Doc – dei quali 19 nel casertano e 3 in provincia di Napoli.   Istituita nel luglio ’93  la ‘doc’  è stata voluta per disciplinare la produzione di un bianco fermo e due tipologie di vino spumante, un metodo Martinotti (charmat lungo) e un Metodo Classico. In etichetta, quando le uve provengono esclusivamente da viti maritate, è ammessa la dicitura “alberata” o “da vigneti ad alberata”o da viti “maritate”. Se ne ottiene un bianco dal colore verdolino e dal profumo tenue, che sa di fiori gialli, di mela, note agrumate. Ma è in bocca che conquista l’appassionato, caratterizzato da un’elevata acidità fissa, dovuta dagli elevati livelli di acido malico che ne fa un’ottima base per la produzione di spumante di qualità: ha un sapore decisamente secco, asprigno appunto, fresco e caratterizzato da una certa profondità degustativa quando lavorato con sapiente attenzione in cantina.

    Mario Soldati lo descrive così:

    “Non c’è bianco al mondo così assolutamente secco come l’Asprinio: nessuno.

    Perché i più celebri bianchi secchi includono sempre, nel loro profumo più o meno intenso e più o meno persistente, una sia pur vaghissima vena di dolce. L’Asprinio no, l’Asprinio profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso, è di una secchezza totale, sostanziale, che non lo si può immaginare se non lo si gusta… Che grande piccolo vino!”

    Queste in pratica sono alcune delle caratteristiche che rendono unico, ineguagliabile l’Asprinio di Aversa, il “grande, piccolo vino” di Mario Soldati estremamente secco e asciutto, di perlage finissimo e persistente, è vino superbo e facile compagno di tutto il pranzoS.ingolare ed affascinante il sistema di allevamento tradizionale ad alberate, o festoni, per l’ asprinio di Aversa: consiste nel far arrampicare i tralci delle viti intorno ad alti pioppi od olmi, che fungono da tutori, raggiungendo anche i 25 metri di altezza e formando vere e proprie barriere vegetali, chiamate vigne maritate.Le viti si arrampicano, “maritate” al pioppo cariche di grappoli  verso il cielo; la loro raccolta impone ai viticoltori equilibrismi incredibili su altissime scale di legno, proprio per questo vengono soprannominati gli “uomini Ragno”: un lavoro la cui difficoltà si ripete anche nella potatura.

    Il sistema alberata consente non a caso di conservare un alto grado di acidità all’uva, in quanto la distanza dei grappoli dal terreno li preserva dall’effetto del caldo. Inoltre isola l’umidità, che favorirebbe le malattie.

    La storia di questo vino è alquanto…frizzante, le sue origini sono incerte: sembra che abbia origine etrusche ed è unico nel suo genere. Alcune analisi molecolari svolte sul vitigno, dimostrano comunque che è uno dei più antichi della Campania, geneticamente simile all’uva greco. Altre fonti ipotizzano la parentela con il pinot bianco, introdotto nel Cinquecento – durante la dominazione francese – dalla Corte Angioina, per ottenere un vino spumantizzato, che riproducesse le caratteristiche dello champagne.La scelta del territorio, per coltivare l’asprinio (la rigogliosa terra di Aversa, un tempo chiamata Liburia) non è un caso, è sostanzialmente dovuta alla conformazione del terreno, di origine vulcanica riconducibile all’area flegrea, composta da tufo giallo e grigio, da lapilli, pozzolane e cenere, ricco di trachite e potassio. Questi elementi consentono di ottenere un vino che si presta ad essere spumantizzato.

     Si narra, comunque, che il sovrano Roberto d’Angiò, nel Trecento, abbia incaricato il proprio cantiniere, Louis Pierrefeu, di individuare il “cru” migliore per impiantare il vitigno Asprinio, portato dalla Francia per produrre spumante, altrimenti impossibile da avere a causa delle distanze che dividevano il Regno di Napoli dalla Regione dello Champagne. Pierrefeu non tardò a rendersi conto che l’Agro Aversano aveva condizioni climatiche tali da consentirgli di produrre uno spumante “leggero e brioso quant’altri mai”, con il quale avrebbe letteralmente inebriato la corte angioina.E così fu. Da allora l’asprinio di Aversa è noto non solo in Campania, ma viene apprezzato da grandi enologi e raffinati intenditori fino ad ottenere nel 1993 la consacrazione a livello nazionale e internazionale con l’assegnazione del marchio DOC.

    Le caratteristiche fisiologiche del vitigno Asprinio, coltivato solo nella zona aversana, e conservato nelle tipiche grotte di tufo profonde anche oltre 15 metri, dove la temperatura rimane costante, inverno ed estate, intorno ai 13 – 14 gradi, ne fanno, oltre ad un vino “allegro, leggero, brioso” (Veronelli), uno spumante elegante, eccezionalmente buono, molto ricercato per la sua naturale freschezza.

    Abbinamenti gastronomici:

    Il vino è consigliato con prosciutto, piatti a base di verdure, pesce in bianco con maionese, insalate di mare, frutti di mare, specie se crudi, fritture di scoglio e crostacei; particolarmente indicato per accompagnare le “mozzarelle di Aversa”, ottimo abbinamento consigliato è con l’Asprinio di Aversa dell’Azienda Agricola Vestini Campagnano

    Lo spumante, invece, è ottimo come aperitivo o per accompagnare menù raffinati in bianco e a tutto pasto; è in eccellente armonia con rane indorate e fritte o anguille di fosso fritte.

    Caratteristiche del vino fermo:

    Colore: paglierino, più o meno carico;

    Odore: intenso, fruttato, caratteristico;

    Sapore: secco, fresco, caratteristico;

    Vitigni: Asprinio (min. 85 %), altri (max 15 %);

    Gradazione alcolica min.: 10,5%;

    Produzione max: 120 qli/Ha, nel caso di controspalliera; 4 kg/mq di parete verde nel caso di alberata;

    Caratteristiche dello spumante:

    Spuma: fine e persistente;

    Colore: paglierino, più o meno intenso;

    Odore: fine, fragrante, caratteristico;

    Sapore: secco, fresco, caratteristico;

    Vitigni: Asprinio in purezza;

    Gradazione alcolica min.: 11,50 %;

    È un vino dal colore verdolino e dai profumi agrumati, tra i quali spicca la nota di limone, ed ha toni vegetali. Ha struttura, e peculare acidità che lo rende “aspro”. Da qui il nome “asprinio”.

    Le caratteristiche fisiologiche del vitigno asprinio, si manifestano con un grappolo di medie dimensioni, a forma conica, di colore grigio/verde e con la presenza di abbondante pruina sulla buccia, che risulta abbastanza spessa. È vigoroso e resistente alla peronospora. Matura intorno alla fine di settembre.

    L’Asprinio di Aversa, secondo gli antichi canoni, gode della frescura, della giusta umidità e di temperatura costante tutto l’anno. Per questi motivi, sosta il tempo necessario, in grotte di tufo scavate a 13 metri di profondità, prima dell’immissione sul mercato.   

    Purtroppo l’azienda Buton per anni è stato l’unico cliente dell’asprinio: per le caratteristiche di neutralità ed acidità del vino, lo distillava per produrre il Brandy Vecchia Romagna. Oggi diverse cantine producono l’ asprinio d’Aversa, ma le aziende non sono in numero sufficiente  per fare sistema e portare il vitigno alla gloria di tanti altri vini italiani.

    Un vino che come pochi, spicca per la profonda territorialità, dove la particolare forma di allevamento – alberata aversana – prende il nome dalla terra che lo ha visto nascere, testimoniando il rapporto storico culturale che lega l’asprinio al suo territorio.