Il “sangue di drago”

La storia che vi raccontiamo è quella di uno dei più noti vitigni autoctoni prodotti in Trentino Alto Adige, terra di grandi vini: il Teroldego Rotaliano detto anche “Sangue di Drago”, un vino che per il suo soprannome profuma di leggenda, meglio e più di una fiction: un vino con una storia degna di Game of Thrones, che per vostra fortuna potete però oggi gustare anche senza ripercorrere per forza le gesta di un temerario personaggio dei Sette Regni. Quella di questo vino è una vera e propria leggenda che si potrebbe raccontare come una “favola della buonanotte”. Secondo il mito, infatti, la sua nascita si lega all’uccisione di un drago “Il Basilisco” per mano del cavaliere Firmian nelle grotte dell’eremo di Castel San Gottardo che sovrasta il Comune di Mezzocorona. Stando alla storia fu lui, con un abile stratagemma, a liberare dalla paura gli abitanti.

Il conte Firmian affrontò il drago con uno specchio e un secchio di latte: il drago si accorse subito del secchio di latte e iniziò a berlo con gusto, poi alzò la testa e fu allora che vide… un altro drago! Identico a se stesso, in tutto e per tutto. Iniziò a fischiare, a muoversi, scuotersi, girare. Il suo doppio riflesso eseguiva esattamente tutte le mosse che lui proponeva. Il conte approfittò quindi del momento di distrazione della bestia, balzò fuori dal suo nascondiglio e, con tutta la forza che aveva in corpo, conficcò la sua spada nel ventre, il solo punto vulnerabile del mostro. Trafisse il drago con una lancia uccidendolo. Lo portò quindi in trofeo nella città e, trascinandolo, il sangue del mostro che tanto aveva terrorizzato il luogo, lasciò una scia da cui nacquero la vite e quindi i grappoli di un vino che ne ha conservato la potenza. Un’origine meno mitologica vede il suo nome deriviato da Tirol de Gold, Tiroler Gold ovvero l’oro del Tirolo, vino reso celebre dall’imperatore Francesco d’Austria, che tanto apprezzava questo prodotto anche se già dal medioevo si parla di uva Teroldola. Leggenda a parte, la storia invece afferma che già nel 1300, all’epoca del Concilio di Trento, ai cardinali riuniti fosse servito questo vino rosso rubino, corposo e morbido al tempo stesso; ritroviamo poi il Teroldego come fedele compagno di Francesco Giuseppe, che non se lo faceva mai mancare anche nei suoi lunghi spostamenti da un angolo all’altro dell’impero asburgico. Lo stretto legame con la storia si traduce, dicono gli estimatori, anche nella sua longevità, riuscendo a esprimere il meglio di sé anche dopo aver passato una decade in cantina. Fra i tanti vini rossi trentini, il Teroldego Rotaliano DOC è il più rinomato, tanto da essere definito “vino principe del Trentino”.

Ci piacerebbe dirvi che sorseggiandolo vi darà la stessa forza e lo stesso coraggio dell’impavido cavaliere Firmian che sconfigge il drago, ma…. sorseggiandolo sicuramente vi darà calore e piacere.

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